299° giorno – Un anno di 300 giorni

I numeri pieni e tondi fanno sempre scena e il mondo è sempre andato in quella direzione, roba rotonda e precisa, senza complicazioni…e pure io se il biglietto per il treno costa 10.60 ne do sempre 20 e 60 per far quadrare il resto in proporzioni auree…e saliva il gelo quando a cinque minuti dalla fine del compito di matematica al liceo…dopo trenta passaggi e cinquanta bestemmie…scrivevi ‘uguale’, sommatoria dei calcoli ed ecco un numero infinito con virgole e decimali senza senso…il numero tondo segnava la linea tra l’aver risolto il problema e la cazzata nascosta da qualche parte tra il secondo e il ventinovesimo passaggio. Hanno una loro bellezza insita i numeri precisi e tondi…come il ‘100’ che fa sognare i fan di Mike o la macchina che tocca i ‘300’, sotto il telo di un garage e che ti da un tono sociale e auto-compiacimento…e ci sarebbe da incazzarsi per questi spazi temporali e rotazioni eliocentriche con mesi mai tutti uguali e un Febbraio che si permette di cambiare ogni 4 anni…quel 365 variabile che ti ricorda di mettere un’altra scomoda tacca sulla cintura…dai ma che numero del cazzo è ‘365’…che se lo dividi per quei 12 onesti e dignitosi mesi esce 30.4166666 e cosi fino alla morte del pianeta terra mentre 300…son 25 giorni al mese…nessuna filastrocca stupida per ricordarsi dei mesi a cazzi loro che ‘tutti gli altri son trentuno’…la gente vuole le cose immediate e semplici dicevo, precise e tonde anche quando fanno gli anarchici senza Dio e morale, pronti a lanciare mattoni contro ingiustizie o barboni o omosessuali o enti governativi.

Vi rendo la vita più facile…facciamo finta che questo sia un mondo perfetto a 24° costanti con sole luminoso e tanti alberi ombrosi che emanano ossigeno a profusione, buco dell’ozono bello chiuso e la gente che si ama…tanto è sempre giugno e i fiori profumano e un anno ha 300 giorni. In questa pura utopia immaginaria in cui ci troviamo adesso, io ho scritto per un anno di fila, dimostrando a me e agli altri che l’incostanza non è natura ma solo questione di pura volontà, i difetti non sono scritti nel DNA ma sono solo parto di una mente poco allenata ai cambiamenti drastici. E non ho dimostrato solo quello, forse ci ho anche ricavato qualcosa…ho imparato a scrivere meglio credo…e a tirare fuori concetti dalle inutilità che mi passano sotto gli occhi, un significato ce l’hanno sempre adesso…e mi sono impegnato cercando nei vuoti della mia pazienza le energie per scrivere anche le notti in cui tornavo all’alba o i giorni di febbre e nausea ed ora, che è passato un anno tondo, smetto.

Smetto. Punto.

Che è anche come un mio caro amico mi ha consigliato di chiuderla…con un “Smetto. Punto”, nient’altro, solo questa frase…ma lui è pragmatico e logico mentre io pazzo e sentimentale e per quanto fosse deciso da tempo che tutto finisse oggi e ogni giorno mi sentivo più libero e leggero, ammetto che le cose hanno cominciato a prendere un’altra piega nelle ultime ore…mi sono sentito meno sicuro di volerla chiudere, l’idea di andare avanti si propagava sottile…una specie di trauma da distacco e il desiderio di fare come Jordan Belfort in Wolf of Wall Street…un bel discorso su di me che mollo per poi dire “IO NON ME NE VADO CAZZO!” ecco…mi era balenato in mente ma no…è giusto cosi, è andato avanti anche troppo questo progetto, ho dato tutto, mi sono prosciugato e logorato su questo diario…questa ‘cosa’ quasi senza senso densa di mille ripetizioni e stile diversi, sconclusionato e nevrotico, che a tratti è diventato lo specchio di me stesso, di come sono fatto dentro, a tratti…lasciando anche intravedere cose che un tempo non avrei mai raccontato o esposto al pubblico anche se ho comunque il rammarico di non aver dato tutto quello che avrei voluto…troppe volte ho alzato la penna senza scrivere quello che avevo in mente, oppure ho riempito fogli con solo accenni e mezze frasi nella speranza che gli interessati capissero…ma era impossibile…e mi sono rimaste dentro dichiarazioni d’amore, antipatie, fantasie e desideri e non dico che sia troppo tardi ma ormai non è più il posto giusto per farlo o forse non sono IO abbastanza giusto e grande per non avere paura e per scrivere senza filtri, non ne ho ancora l’età e non ho le cicatrici sul corpo secche da decenni. Quindi non mi scuso per questo, vi siete beccati la più alta dose di sincerità che il mio corpo potesse tollerare…e avrei potuto fare il figo per darmi un gran tono, inventarmi di sana pianta storie e scopate epiche di una grande vita lunga un anno di 300 giorni ma ho preferito dare retta alle pulsioni nascoste e buttare su carta anche i giorni più noiosi e malinconici.

E immagino che a questo punto voi…poveri cristi che mi leggono, qualcuno ogni tanto…altri che lo fanno solo se il titolo sembra figo o per pura noia…voi, che credo di potervi contare sulle dita di una mano…vi starete chiedendo perchè questo coglione molla di colpo, vaneggia su anni da 300 giorni, parla di numeri tondi e perfetti per poi chiudere al 299…avete ragione eh…sacrosanto…ma se pure Dio, quello perfetto, il settimo giorno si riposò…c’è scritto da qualche parte all’inizio della Bibbia, Genesi tipo…figuratevi se non posso concedermelo io che sono imperfetto, tanto imperfetto che ai miei difetti ci sono affezionato e me li tengo, prendetela come una firma di artista…mi piace essere imperfetto e fastidioso. Ricordo che a volte ad un amico facevo compilation musicali multi-genere…curavo tantissimo la tracklist, tracce ben selezionate, ci mettevo giorni e a volte preparavo pure copertine con grafica curata…cose cosi…ma c’era sempre un problema…tracce non normalizzate con volume ad ottovolante o “Salvation” dei Rancid…terribile…infilata nel Cd al posto di quella dei Cranberries…e i ritardi della mia vita, treni e pullman persi, appuntamenti saltati…sono fatto cosi, imperfetto e sconclusionato, fastidioso come i prezzi sul volantino dei Mediaworld “Offerta a 99.99″ che ti gira il cazzo beccarti quel merdosissimo centesimo di Nichel…”ma cazzo ma metti 100 no? Tienitelo il resto”

Ti rimarrà nel borsellino fino a che campi…ogni volta che lo apri lo ritroverai li, piccolo e rosso.

Io sono quel centesimo di Nichel.

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298° giorno – Cristo a Mykonos

“Cristo a Mykonos? Ma che cazzo dici?”

“No…Cristo amico nostro…te mica sei troppo normale a capir cosi male…”

“Io eh…sei da un’ora in piedi in mezzo alla ditta a recitare il Credo urlando come un pazzo…neanche allo stadio…”

“Ci vuole un pastore per questa ciurma di dannati…e il pastore sono io…” dico a Teo

…è che nel sottomarino in questi giorni regna il caos…Faraone e Capa sono in Francia e l’entropia regna sovrana, è una pazzia dilagante e la gente lavora a ritmi più bassi mentre il linguaggio scende a livelli del porto di Caracas, un crogiuolo di insulti.

Come mi sento? Bene…sono entrato in ditta in ritardo di un’ora però, mi nutrirò a velocità record a pranzo per recuperare, ruberò poi altri dieci minuti qua e la per farci pure mezz’ora di straordinario che tanto piove, piove tantissimo, piove obliquo e l’ombrello Shell va a destra a sinistra e io mi bagno asimmetricamente e obliquo, sembrerò Two-Face di Batman e non avrò voglia di uscire ad allenarmi, ne sono sicuro al 94,7%. Dopo cena poi chissà cosa andrò a fare…si è parlato di T.E.A.M….Tosco, Evenly and Mago, incontro cinematografico tra i membri a casa mia…ci sta…mi piace…dovrei fare spesa però, riempirmi il frigo di qualcosa con zucchero dentro o sale sopra che manco a farlo apposta…e vi giuro che è vero…l’unica cosa che ci rimane dentro è Gesù Cristo, in legno senza croce…non vi spiego il perché e il per come ma sta li da un po’, pare più complicato da scardinare del sepolcro a quanto pare per Jesus e perdonate la blasfemia…davvero…non lo faccio per offendere cultori della religione, adepti, gente che ci crede…ci credo pure io saltuariamente, diciamo quando magari mi serve o mi farebbe comodo ecco, due preghiere per non rimaner corto con la coperta non costano nulla…a volte becco segni divini in colpi di culo o sacchetti della spesa che volteggiano nel vento…a volte prego sinceramente…altre ripeto come un robot…a volte penso semplicemente che Dio non risponda non perché non esista, anche se rimane sempre una possibilità, ma perché sa benissimo che me la posso cavare splendidamente senza di lui che invece c’è gente messa peggio li da qualche parte a est o a sud o in qualche famiglia con una sola madre, 6 figli al seguito e 600 dollari di stipendio come commessa part-time. Oppure è in vacanza e le vacanze delle divinità sono insolitamente lunghe e chi sono io umile umano per rompere il cazzo ad uno che in 6 giorni fa un universo quando io ce ne ho messi 8 per consegnare in ritardo un manuale in francese pure fatto male…a volte fa bene scherzare sul sacro e sul profano…non prendersi sul serio, non prendere sul serio gli altri e i loro piccoli e ridicoli schemi comportamentali che riescono a convincerli che stanno facendo qualcosa di importante…che è fondamentale fare questo e quello per fare altro, formichine che scavano scavano per costruire un formicaio nel metallo che non finirà mai…è inutile…quindi meglio riderci su, fai il tuo lavoretto del cazzo e ripeti lo schema senza crederci troppo e comprati quella felpa verde con righe nere e vai al cinema, guarda sport in TV e partecipa a riunioni di lavoro che parlano di bilanci economici, ridici su il più possibile e dimenticati delle notti insonni in cui pensi che in tutto il post-Big Bang non esista un granello di senso.

In verità in verità vi dico…son due giorni che son positivo, anche se a leggere sta merda di diario forse non si capisce…e devo dire che mi preferisco cosi, sento più carica e voglia di fare…ma non è cambiato nulla, ne si sono aperti i cieli ne mi è arrivata una raccomandata dallo spirito santo e non cambierà nulla…le persone rimangono uguali, magari perdono pezzi ma rimangono uguali…continueranno i miei periodi cupi e ci saranno giorni positivi, più rari…una specie di meteo applicato all’anima. Però capita di vedere nelle cose qualcosa di più luminoso ed è bello, a naso senti che un paio di questioni possono anche andare bene e sei convinto che stamattina gli addominali spuntassero un po’ di più e che con capelli e barba rasata dimostri 5 anni di meno e qualcuno potrebbe anche innamorarti di te se ti ricordi pure come parlare senza inciampare nei pensieri…ed esci da lavoro in pausa e ti metti a giocare a golf con i sassolini del parcheggio e il manico dell’ombrello bianco-macchiato marchiato ‘Shell’ che fa da ferro numero 3 anche se piove forte-asimmetrico-obliquo e Teo bestemmia di muoverti ad entrare in macchina e torni a casa e il sugo sembra fatto con il pomodoro fresco e il basilico appena colto, ti siedi a tavolo e chiedi “Come va?” agli altri e pensi che vorresti comprare un maglione e una giacca con trama grigia-nera e cambiare anche un po’ stile, mezzo-hipster-mezzo-cowboy-mezzo-sofisticato che più mezzi ci metti dentro meglio è. Ti senti anche con una tua amica al telefono, organizzi serate per un mese, lei ti dice “E sabato? E Domenica sera? E Mercoledi?” e tu rispondi solo “Si” ed incastri impegni in cui non puoi mancare per non deludere-offendere-distruggere le aspettative degli altri ed è meglio programmare tutto subito, che oggi quello che ho mi va bene e da pesce piccolo il mio stagno sembra un lago…perché magari domani per me Dio non esisterà più e ricomincerò a guardare la ruga a “V” in mezzo alla fronte illuminata dalla lampada dello specchio, in bagno…penserò alle articolazioni doloranti e all’età e alla morte termica dell’universo e mi riscoprirò con ancora sette chili di troppo e il sonno in corpo.

E’ che non mi sono ancora esercitato abbastanza nel tenere strette certe sensazioni positive, farle mie e portarle avanti con impegno ed è un po’ come vivere alla giornata nel bene e nel male quindi, oggi prendo il buono e metto in tasca…e forse domani sarà il peggior giorno della mia vita, chissà.

Ma sarà domani.

296° giorno – Una serie di fortunati eventi

Dovrebbe passare adesso il pullman ma non si vede…e se passasse dico…lo faccio il biglietto? I controllori mica lavorano alle 21:16 mi sa…e anche se mi beccassero poi…sono da solo in città, io e il cartone da macero fuori dai negozi, mi beccherei la ramanzina da solo in un pullman che il problema dell’essere beccati non sono i due spicci della multa e nemmeno l’ansia o l’adrenalina quando lo vedi salire con la porta dietro chiusa e lo sguardo da Robocop…no…è la vergogna di essere in pubblico in mezzo a 22 persone sedute, 65 in piedi ed 1 in carrozzina che ti guardano mentre fai la tua bella figura di merda stile bambino chiamato alla lavagna senza aver studiato.

21:18 e arriva. Completamente vuoto…lo sospettavo…luci al neon e ‘P’ luminosa li davanti, Penultimo Pullman prima del nulla serale, mi siedo in mezzo e mi stravacco, alla fine lo Pago quell’euro e trenta che per sto viaggio ne spenderanno almeno tre in gasolio, viaggiano in perdita da una certa in poi e non me la sento di rubare.

Stravolto.

Ho la testa che mi gira dalla mattina, avevo intenzione di starmene a casa almeno fino alle nove per cercare un nuovo baricentro gravitazionale per i miei pensieri standomene a letto ma troppe questioni sospese, lavori in corso, affari da sbrigare, tradizionali ritardi…roba che mi devasta ancora di più ora dopo ora ma le cose cambiano…mi ritrovo con una schiena il pomeriggio, quasi nuova e una serie di fortunati eventi che stamattina il programma era fisio per poi andare a fare delle foto ad un amico…calcetto, ma “forse piove” mi dice, meglio settimana prossima e quindi penso di fermarmi ed allenarmi con un altro amico ma quello “No…lavoro fino alle 22” e di stare da solo alla scala non ne ho proprio voglia, meglio andare in giro e fare un po’ di foto street che una rivista mi ha chiesto dieci foto per una serie e le mie son belle ma incomplete e devo lavorarci su per gloria e fama futura. Solo che poi incontro un amica e andiamo in libreria e parliamo, lei si fuma una sigaretta e parla di viaggi, si fanno due passi e si parla di viaggi, stiamo fermi davanti alla porta e si parla di viaggi. E si fan le sette. Ed è tardi. Ma rimango comunque in giro anche se non sono ‘confident’, la strada mi rifiuta, pochi scatti e pure brutti, poca gente e poco interessante o forse sono solo io il problema…ma continuo, prolungo fino al centro, temporeggio, entro nel solito bar ma con nuova barista mai vista prima e siamo completamente soli e si comincia con due parole e poi venti e poi duecento e finisce che sto li due ore a parlare di vita, morte, futuro, amore, pensieri, anarchia, lavoro e sogni finché non è ora di chiusura e nessuno è entrato o uscito e tutto è sospeso nel nulla e forse, in tutta la città… mondo…universo, ci siamo solo io e lei.

290° giorno – Stamattina il ghiaccio sulla mia macchina assomigliava a rami di albero…

Ho troppe voci attorno e una specie di nausea che sento in pancia e nel naso e quando vado su dalla Capa dopo la chiamata d’emergenza, quattro fogli di depliant freschi di stampa in mano, rimango li in attesa davanti alla scrivania del caos coperta di fogli, graffettatrici e piccoli contenitori immaginando solo di lasciarmi cadere e schiantarmi svenuto sulla sua scrivania ma invece sto fermo e rigido mentre lei parla e parla e critica i testi e mi fa incazzare e innervosire anche se nemmeno l’ho scritta io quella roba…cose vecchie di trent’anni…e non ho nessuna cazzo di responsabilità per le stupidaggini segnate ma digrigno i denti, vorrei che andasse tutto bene, “si ottimo mandiamo in stampa” e via e che mi si lasci in pace e magari anche che mi si lasci cadere dritto per dritto a peso morto sul tavolo e dormire…ma lei continua a segnare e appuntare micro-correzioni scritte con la sua grafia che a stento si legge e c’è una specie di sonnolenza che mi prende a calci la testa, sale dai piedi e arriva al naso alla bocca agli occhi e alle sinapsi e divento nervoso quando entra altra gente e inizia a parlare ad alta voce, qualcuno telefona e il Faraone discute di prezzi e imbrogli e forniture a uneuroetrentacentesimi, il verniciatore parla in dialetto e c’è il Bruck dalla Germania e vorrei mettermi a gridare “Basta cazzo voglio silenzio!” e di colpo bum!, vuoto e bianco per un istante impercettibile, tutto che sparisce e adesso c’è il sole e quiete e un prato e un cielo e un albero di ulivo e il vento caldo che muove le fronde…io vestito comodo con nessuno che mi parla, chiede cose, fa richieste, pressa con tempi di consegna e liberatorie da firmare e pane da comprare con i soldi guadagnati e dimostrare a qualcuno qualcosa quando come perché con chi…solo stare li al sole con un filo di finocchio selvatico in bocca e non me ne frega un cazzo di dove sono e di che cosa stia succedendo o se si tratti solo di un sogno.

E invece sto qui. Sempre qui nell’ufficio più congestionato del mondo. In piedi con le cose che entrano ed escono dal cervello…e penso di essere esaurito..sono esaurito cazzo..e depresso e solo…e mi serve qualcuno a fianco come mi dicono ma io non sono apposto mi sa…chi se lo prende uno non apposto…che è da fuori che si vede quanto poco sono sano, che digrigno dentatura e stringo i pugni e sgrano gli occhi e faccio smorfie…chissà come ci sono diventato non apposto…forse è la scrittura o quando son caduto a parkour o una dieta squilibrata che lo diceva sempre mia madre “vedrai a non mangiare verdure che ti succede” e io me ne sbattevo altamente ed invece aveva ragione…tutte quelle fibre verduree che non ho assimilato da piccolo sarebbero tornate utili adesso, avrebbero tenuto unito i filamenti del mio pensiero ed invece ora, si stanno staccando pezzi di testa uno dietro l’altro e sto impazzendo…l’altra sera pure una mia amica cameriera me lo diceva mentre ero li nel tavolo che trangugiavo carboidrati senza fibre di verdura…”tu sei pazzo” diceva, ed era convinta della mia pazzia e dei miei occhi, pazzi anche quelli, e che dico cose da pazzo. Adesso son fuori dall’ufficio di controllo, nel sottomarino con di fronte il mio ventitrepollici di finestra sul mondo…cerco su internet cosa rende esauriti e pazzi e il web 2.0 mi risponde che se sono nevrastenico, facilmente affaticabile, depresso, coi nervi a pezzi, cefalee e non dormo bene, disturbi dell’attenzione, irritabile con modifiche emotivo-affettive, insicuro, sfiduciato, teso e iperemotivo e preoccupato, ipocondriaco, patofobico allora ce l’ho l’esaurimento…e ovviamente mi ritrovo in tutto e mi riscopro pure ipocondriaco che sta dentro la lista e io non mi ero accorto di esserlo ma in effetti quando sto a pensare a quel dolore lì e a quel dente là io mi preoccupo, mi preoccupo molto…e mi preoccupo anche dei malanni degli altri e scopro che pure io ho gli stessi sintomi loro e cosi scopro di avere anche la lebbra e la peste e una di quelle cazzo di malattie strane che fan grumi nel cervello, ti fanno andare a duemila i neuroni finché poi non esplode tutto e ho anche l’ansia e pure il menisco mi sa che è concio e ogni mattina quando mi guardo allo specchio vedo sempre che qualcosa non va…vene sottopelle e rughe strane sulla fronte e le occhiaie, tutti sintomi che si collegano e si intrecciano l’uno nell’altro fino ad un un unico punto, è davvero come dice la mia amica cameriera…io son pazzo, son pazzo sul serio e tanto vale chiedere direttamente come stanno le cose, senza filtri…

‘Sono pazzo?’

…e premo invio…e mi escono link ad un film mai sentito, discussioni di uno che ha la fissa dei grembiuli e collegamenti a forum femminili in cui manco entro…mi scontro con i limiti delle macchine, dagli in pasto questioni complesse e non sa più che pesci digitali pescare nella sua rete globale…e a quel punto vai sullo specifico…

“Emanuele Toscano è pazzo?’ scrivo allora…se ci fosse un’intelligenza segreta superiore che governa tutto come io credo, soffrendo anche di crisi paranoiche, la sto sfidando ad analizzare i miei dati e le mie parole e le mie foto, amori segreti quasi-confessati e finti-amori dichiarati, registrazioni archiviate dalla NSA, poesie e chat adolescenziali, frustrazioni e lacrime riprese da telecamere nascoste, per darmi una risposta su schermo. Adesso.

Ma quello mi vomita pagine che parlano di Grande Fratello e di artisti del gioiello, cantautori toscani, Casa Pound e ‘come capire il fascismo del terzo millennio’ e non so come e non so il perché…anzi, …forse è per quei grumi nel cranio di prima…mi viene un flash di stamattina, quando ho perso mezz’ora di lavoro per rimanere fuori dal cancello di casa a fotografare vetro e cofano del Lupo coperti di ghiaccio…

‘Stamattina il ghiaccio sulla mia macchina assomigliava a rami di albero, ti è mai capitato web 2.0?’

…che forse non mi conosce cosi bene ma di questo fenomeno fisico può dirmi di più.

Mi corregge l’ennesima volta, vomita inutilità apparenti ma ho a che fare con algoritmi e processori sub-atomici, super-computer raffreddati a liquido imparagonabili alla mia mente banale…da intelligenza superiore forse, vuole farmi capire che pongo domande sbagliate che non servono alla mia salvezza, come un Dio benevolo ed è nelle immagini che mi propone convinto che si trova la soluzione…c’è un dolce con della panna sopra, Road Runner della Warner Bros, un lago autunnale, grattacieli, uno striscione di polemica, una donna in bianco sdraiata in un bosco, delfini con tramonto sullo sfondo, una casa nel nulla.

Ma è solo dopo aver passato mezz’ora a guardarle cercandoci un senso, in un istante di lucidità tra telefonate e gente che martella…caos e rumore di motori elettrici, che trovo la mia risposta.

Pazzia

289° giorno – Addio compagna di avventure nel sottomarino

Le ho perdonato di avermi spaccato la schiena, non era colpa sua alla fine…arrivata a me dopo averne passate mille in condizioni pietose e subito ad assumersi il compito più gravoso…subire cento chili, i miei, in perenne movimento che mi agito per ogni cosa, mai soddisfatto della posizione e la maglietta si tira su e la chiappa mi fa male e accidenti cosi mi scappa da pisciare e sono nervoso e quella è una stronza e scatto tipo in preda ai raptus e se ho spazio faccio pure addominali ed esercizi e stretching e ci corro pure in giro da scemo tutto per otto-dieci-boh ore al giorno moltiplicato venti per dieci e dopo pochi giorni infatti, ecco la prima scontata operazione chirurgica, d’altronde è vecchia e la stavo davvero massacrando…riduzione della frattura del poggiabraccio di sinistra ceduto di schianto, il più fondamentale in una scrivania visto che la mano destra sta sempre sul mouse ma la sinistra si deve appoggiare da qualche parte, soprattutto nella mia sezione di sottomarino dove lo spazio scarseggia e tutte le superfici d’appoggio sono stupide, inaccessibile, scomode e puntute.

Ma la riduzione non è servita…traballava come un tavolo a due gambe, amputazione necessaria sentenzia il dottore e quindi spostamento del bracciolo di destra nella parte sinistra con saldatura a goccia e rivetti di supporto…e tutto sembrava andare bene fino ad un nuovo inaspettato crack…la povera spina dorsale si piega di colpo con un orrendo rumore di metallo che sfrigola a corredo, partono viti e schegge plastiche, si apre una crepa che fa saltare manopola e attacco dello schienale, un pezzo di copertura cade inerte al suolo privata di agganci, esplosi pure quelli. Sembra spezzata a metà e ciò la rende più reclinabile di una spavalda ventenne di facili costumi anni ‘ 70, con drammatiche conseguenze per la mia povera schiena…mi ritrovo a lavorare da sdraiato quaranta centimetri sotto il bordo della scrivania, sembro un Umpa Lumpa incazzato in azione di sabotaggio ma nonostante i reclami e i miei lamenti tutti sembravano alquanto divertiti del mio modo lavorare, mi guardano e ridono, come se mi divertissi un mondo a sembrare appeso a bordo scrivania o sdraiato in una brandina da ospedale.
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“Ma che fai…stai sdraiato?” dice la Capa sorridendo

“No è la sedia…dovrei cambiarla”

“Dillo di sopra” e io lo dico

“Ma che fai dormi?” dice il Faraone incazzato

“No è la sedia…dovrei cambiarla”

“Dillo di sopra” e io lo dico

E io lo dico pure un po’ di volte di sopra, ma la schiena comincia davvero a lamentarsi come un bambino affamato e si sa come funziona in certe ditte…alcune cose finiscono per essere dimenticate o scritte su un post-it giallo che viene ricoperto da altri ottantacinque post-it gialli il giorno stesso quindi provo a sistemarla per i cazzi miei che non si sa se poi mi arriverà davvero una sedia nuova, chissà quando, chissà come. Utilizzo la più grande invenzione dell’uomo…lo scotch…che finché hai una buona dose di scotch puoi fissare qualsiasi cosa a qualunque altra cosa e risolvere un sacco di problemi…io ci ho curato ferite e disastri infantili, hanno fatto compagnia ai miei vecchi occhiali per un sacco di tempo e credo che tengano assieme ancora un paio di miei biciclette. Stringo con la morsa compattando schienale seduta e pezzi in metallo e srotolo diciotto chilometri di nastro marrone…lo faccio passare ovunque facendo giri pure dove non necessario che abundare è meglio che deficere…quattro chili di scotch che forma una specie di pallone spigoloso e marrone sotto la sedia…ma è solo un azione temporanea in attesa della seconda grande operazione chirurgica…roba in grande stile, pianificata meticolosamente.

Prenoto il tempo del carpentiere della ditta qualche giorno dopo, una mattina senza rompicoglioni attorno. Smontiamo i componenti, saldiamo le spaccatura rinforzando con lamine di ferro…poi infiliamo viti e rondelle e saldiamo pure quelle, poi riattacchiamo i pezzi e infiliamo altre viti e rondelle e bulloni e saldiamo ancora e mettiamo dei sostegni per il bracciolo, saldati…e sostegni laterali a T, saldati…e alla manopola tagliamo l’attacco in ferro cinese e ci mettiamo dentro un’enorme vite nera che guarda un po’, blocchiamo nella posizione più rigida e interna e saldiamo pure quella a tutto quel blocco di metallo fuso che ormai si è raffreddato…ora non è più una sedia ma un tank, pesa trentaquattro chili in più, a stento si riesce a spingere e lo schienale è cosi rigido che ci potrei fare le verticali tenendo un paio di pony sotto le ascelle e mi metto li, tutto soddisfatto con la rediviva vecchia amica pronto ad affrontare altri anni di onorato servizio.

Poi arrivo, giorni dopo…ed ecco sul mio pezzo di sottomarino una scatola gigante…e io mi chiedo cosa ci sia dentro…non è che mi hanno licenziato e inscatolato tutte le mie cose stile film americani?

Ma sbuca una faccia sorridente da dietro il mio monitor “Ti ho comprato la sedia!” mi grida contenta la segretaria…e io apro il pacco e inizio a montarla senza capirci un cazzo all’inizio anche perché è dai tempi degli Ovetti Kinder che odio rifarmi agli schemi, piuttosto le cose le monto sbagliate e storte…e sono li, che smanetto e avvito e attacco viti e incastro pezzi di plastica su sedili sagomati e schienale ergonomico, cinque rotelle high-speed, braccioli design con regolazioni triple basculanti e tutti mi vedono e mi dicono “Sieda nuova!Sieda nuova! Sei contento eh?” e io che sorrido e poi guardo la vecchia amica che chissà che fine farà e non riesco a non pensare che no, non sono poi cosi contento.

fotor_(10)

279° giorno – Dovevo fare il dottore…

Son qua nel deserto di una sala d’attesa…mia madre non sta bene e me la sono ritrovata a casa in pausa pranzo e quindi “andare a prendere il numero dal dottore” per non farla uscire da bravo figlio premuroso. Odioso sistema…perdi tempo prima e pure dopo, che devi stare li un’ora davanti alla porta chiusa con la fila di gente che aspetta ferma tipo dall’ora di colazione poi, aprono la porta dal centro di comando al piano di sopra e via un’altra mezz’ora ma dentro stavolta…almeno quello…e finalmente prendi il numero e torni a casa per ri-uscire un’ora e mezza dopo per fare la visita che a stare li a fare la mummia finisci per impazzire…e visto che tanto mi pagano a ore tutta sta faccenda mi sta pure costando un sacco di soldi ma non importa, la famiglia prima di tutto.

Per prendere appuntamento, bisogna mettere le mani sopra un asettico touch screen con lo stesso schema di colori della sala, azzurro mare e arancione spensierata gioventù, giusto per mitigare la tristezza del posto anche se non so per quale motivo, a rivederlo cosi rinnovato mi ritornano in mente i muri beige con vernice lucida grumosa e le panche marroni rigide fissate al muro che c’erano prima, pensavo averlo dimenticato, rimosso…ed invece ecco il ricordo che affiora bello limpido e ancestrale. Premi sul nome del dottore e grazie alla magia oscura dovrebbe uscire da una fessura il numero dell’appuntamento e c’è pure il tabellone segnapunti nuovo di pacca con tanto di inning e punteggio aggiornato con pure i fuoricampo. La cosa che però trovo complicata, in questi giorni in cui la mia personalità e allegria sta sotto i minimi storici, è affrontare la gente che entra ben dopo di me e subito si fionda sul totem….vedete…non è ancora attivo…c’è da aspettare le 14:30 e sono giusto le 14:04 quindi, non sputa fuori i biglietti di carta e quelli si siedono delusi\e sulle gommose sedie arancioni in attesa pure loro…ma cosa accadrà alle 14:30? Ci sarà un rush violento verso il touchscreen? O prevarrà il buonsenso? E in caso di scontro violento, succederà come al solito che qualcuno intervenga in mia difesa “no guardi che questo stava qua molto prima di lei…ed è un brav’uomo…me lo ricordo ancora nel Vietnam quando combattevamo fianco fianco per la nostra patria” oppure tutti zitti e io in balia di quelli che insistono e che sono di fretta e sono vecchi e sbraitano…

“Ai miei tempi i giovani avevano rispetto per i vecchi…lei non si e alzato nemmeno dalla seggiola per lasciarmi il posto”

“Ma cazzo…ce n’erano trentotto liberi ed ho preso quello piu lontano da tutto e tutti ma che diavolo volete”

…e ci sarà il furbo che sta in giro a camminare intorno pronto a scattare all’ora X e tu che fai…ci litighi? Ne hai voglia sul serio? Urlare contro il vecchio che manco vede ed ha la schiena a 45 gradi? E penso che tipo potrei alzarmi e camminare pure io stile guardiano e se poi mi passa avanti comunque qualcuno vabbè, amen…basta che non sia una folla, un paio li posso tollerare se mi assicuro un posto decente…anche se mi maledico cazzo, perché io il turno agli altri non lo rubo mai.

Sta entrando un po’ di gente e tutti subito si lanciano a schiacciare e si chiedono perché non funzioni senza nemmeno impegnarsi a leggere il cartello che spiega tutto, poco sopra, e nessuno di quelli che stanno già qua da un po’ dice niente, manco io…e li vediamo premere da scemi e controllare sportelli e solo un minuto dopo gli diciamo in coro “fino alle 14:30 niente” e io son sempre più nervoso…per la gente ma soprattutto perché ci sono i vecchi che han problemi a premere e invece di appoggiare il dito normalmente lo strisciano, tamburellano, chiedono aiuto e intanto sono le 14:26 da quaranta minuti e la sala è quasi piena e io ci scommetto, quasi tutti furbi.

Voglio andarmene…stressante essere da questa parte della barricata…dovevo fare il medico ecco la verità, loro non devono prendere il numero. Me lo ricordava pure il mio PC stamattina, mentre frugavo tra le mail…sapete quei siti del cazzo che ti inondano di proposte di lavoro chiedendoti di passare Premium e sfruttare un sacco di fantastiche offerte come ‘i tuoi bigliettini da visita a soli 5 euro’ che mi chiedo sempre dove stia il guadagno…beh, uno di questi siti tutto euforico stamattina mi avvisa strombazzante che c’è roba per me e io mi immagino a San Francisco a fare il designer-fotografo-surfista quindi apro e leggo…

“Fisico Endocrinologo” c’è scritto e ve lo dicevo prima, che io l’ho sempre saputo che dovevo fare il dottore.

265° giorno – I pezzi troppo lunghi non li legge nessuno

Ho dimenticato gli occhiali a casa, solo davanti allo schermo del PC di ritorno dalla pausa mi accorgo che manca qualcosa…che manca qualcosa in più delle solite mancanze…mentre per un attimo mi riapproprio della mia vita che da quanto sto pensando non ricordo nemmeno di aver camminato, non ricordo che canzone avevo nelle orecchie…non ricordo su che cosa ho lavorato tutta la mattina… sovrappensiero…come in un’infinita serie di calcoli di un problema quasi impossibile da risolvere. E’ da una vita che sono sovrappensiero. Da una vita.

La giacca è bagnata sulle spalle, l’occasione giusta per parlare della neve sulle strade e della pioggia che scende dagli alberi, che il bianco diventa goccia trasparente e il pino marittimo si diverte per almeno dieci metri a lavarmi con disprezzo mentre nel cielo è pace ed equilibrio ghiacciato. Me ne accorgo solo quando la butto sul mio tavolo-scrivania e la vedo bicolore, quando la tolgo per mostrarmi nel mio solito completo tristezza-lavoro…mi fa sembrare più vecchio e triste e sono cosi sovrappensiero che di sicuro me lo dirà pure Chiara che sembro vecchio e triste.

“Non sono triste…non sono vecchio…sto pensando…”

“E a cosa pensi…”

“A cose…perlopiù confuse…riflessioni su certe persone e certe questioni che questa mattina ho fatto un discorso con un’amica e poi si è evoluto e mi è rimasto in testa in tante forme e colori diversi”

“Dovresti sorridere di più…”

“Non sono triste ho detto…”

“…e trovarti una ragazza..ti servirebbe una ragazza…”

“Si…e a volte mi servirebbe anche un carroattrezzi ma mi arrangio con il cric”

“Vedi? Proprio di questo parlo”

” Se ben ti ricordi…” dico al ‘Me Stesso’ “…c’eravamo dati dei compiti precisi e obiettivi da rispettare…abbiamo preso a martellate la nostra anima di legno per trasformarla in volontà di ferro…anzi…più del ferro che quella non si deve piegare o rompere per nessun motivo…quindi non abbiamo bisogno di niente e di nessuno”

“Menti a te stesso…quindi mi stai mentendo”

“No…sono abbastanza forte…forte il giusto”

“Giusto per cosa?”

“Punti a farmi ripetere mille volte le stesse cose…basta…”

Il trucco…il trucco…com’era il trucco…c’è da interrompere il flusso di pensieri a catena che manda in eccitazione il cervello che così si autoalimenta tirando fuori sempre lo stesso pensiero…dannato ‘Me Stesso’ stavolta ti frego…il trucco…il trucco…il trucco…concentrarsi su un oggetto neutro e tagliare il cordone ombelicale alla mente…le cuffie…le cuffie…le cuffie sono gialle…da lavoro…quando le metto mi stringono troppo la testa ecco perché sono passato ai tappi, quelli arancioni…mi piace appallottolarli…cosi morbidi all’inizio e duri quando li comprimi e mi ricordano il Didò, la pasta modellabile che pare si possa anche mangiare…cioè, si che si può ovvio…ma mi ricordo che quando me lo dissero rimasi quasi stupito stile “Ma no dai che cagata” ma poi se ci pensi quella roba la usano i bambini…vuoi che non la possano mangiare che quelli mettono in bocca di tutto? Io da piccolo finii in ospedale…in bocca nulla ma mi rimase nel naso la testa di un omino lego e ci infilai il dito per tentare di tirarlo fuori e quello che andava sempre più in fondo finché poi non sono andato da mia madre…che idee del cazzo che si hanno da bambini…io poi ero strano, pure sonnambulo…sempre avuto disturbi del sonno…una volta pisciai addosso a mia cugina grande mentre parlavo di autoscontri completamente immerso nel mio universo REM…stare sveglio nella notte era quasi un obbligo, sempre stato cosi, colpa del cervello che gira in moto perpetuo, dovrebbero studiarlo come fenomeno fisico…ci scoprirebbero cose interessanti per la cosmologia astrofisica nucleare particellare medica…lo sezionerebbero come quello di Einstein che l’hanno tenuto trent’anni dentro un cazzo di barattolo per poi affettarlo…scopri che lo spazio non è vuoto ma si piega come lenzuola sopra le curve di una modella e finisci con il cervello in un barattolo, una vita straordinaria dentro un barattolo…la vita è strana e a volte una merda…che tu sia artista o fanullone quella è bella o una merda e finisce in un barattolo, merda in barattolo, vita di artista, merda d’artista in barattolo come Manzoni, l’altro…che era artista e non quello scrittore e che aveva casa a Venezia…”adoro Venezia!” mi dice Indiana Jones in un pezzo di pensiero che compare qua, di fianco alla mia sedia monca da lavoro e “pure io” gli rispondo…”ci volevo tornare…me lo dico sempre…a volte vorrei andarci d’inverno…a volte la sogno con il sole…da solo…a volte in compagnia…sento che mi può fare bene Venezia…sento che è la medicina per qualcosa di cui soffro ma che ancora non capisco e tu…tu mi capisci?” …ma quello è già sparito, spariscono tutti prima o poi e non sai mai come comportarti…se prendere il braccio alla gente e non mollare la presa, obbligarli a restare o andare avanti per la propria strada e aspettare che siano loro ad afferrarti…”Ma tu guarda…’Me Stesso’…alla fine ci sei riuscito stronzo di uno a farmi tornare al punto di partenza…al pensiero fisso di tutta una mattina e a farmi sembrare vecchio e triste e sovrappensiero ancora una volta…a farmi scrivere inutilmente un altro giorno portando avanti questa striscia di pezzi…discorsi…pensieri su carta o come vuoi chiamarli…non importa…quando ieri forse…davanti a quella pizza…se il tuo amico avesse insistito avresti scritto ‘Ho smesso. Punto’ ieri notte…giorno duecentosessantaquattro di diario e sarebbe finita subito…come vorresti davvero…mollando il peso senza più coltivare in segreto il desiderio che chi ti legge un giorno diventi gruppo e poi folla e poi moltitudine e cosi ti sentirai forte davvero anzi…forte il giusto…adorato il giusto…benvoluto il giusto…con le giuste sicurezze economicosentimentalistabilitàemotive per trattenere il braccio di chiunque tu voglia con i mezzi che la tua mente e il tuo fisico e la tua volontà non hanno e mai avranno ma sappilo…sbagli…stai sbagliando tutto…non sembri il più bravo ma solo vecchio e triste e sovrappensiero e speri speri e fai calcoli e pianifichi e ti metti in gioco fingendo sicurezza e credendo di farcela…ma perdi di vista i fatti…riempi fogli bianchi di scritte nere allungando all’inverosimile il tuo pensiero per pagine e pagine per raggiungere pubblico e poi altro pubblico…quando la realtà che nemmeno provi ad osservare e capire e fare tua è che spesso quello che scrivi e quello che pensi e che spalmi in pezzi troppo lunghi…come questo…non li legge nessuno”

263° giorno – La compagna di allenamento

Io mi alleno tra due piazze collegate con scale, sbarre e pezzi di strada, anche se erano due mesi o forse più…anzi ‘più’ che non ci ritornavo…soliti conti in sospeso con virus, ginocchia, dolori muscolari e il fatto che io mi dimentichi sempre di fare stretching quando serve, quindi sempre.

Non mi conosce nessuno…ma mi salutano tutti…beh si…tranne quella bellissima ragazza baciata dal sole del condominio sotto i portici in realtà…lei ancora non mi saluta ma gli altri, tutte le famiglie, quando escono e mi incrociano sorridono o un cenno di riconoscimento, mi dicono due parole tipo “sempre ad allenarti eh?” e io “eh si…grazie salve”…fa piacere ecco.

Quest’estate, esco dal lavoro e ancora il sole splende e nell’aria ci sono i gradi di adesso ma moltiplicati per dieci. Verso le sei, ogni giorno, sbuca fuori questa vecchietta che ha una particolare adorazione per me…mi chiama dalla finestra e io mollo l’allenamento ogni volta per stare lì a fare due chiacchiere anche se significa fare lo strillone delle notizie serali visto che è sorda e non sente un cazzo di niente. I discorsi sono sempre i soliti…operazione al bacino da fare…cosi gli dice il dottore ma lei non se la sente che non si sa come va e io che le dico che dovrebbe farla che camminare bene è una cosa importante visto che le piace andare in giro dai nipoti nonostante gli ottantatre anni e lei che parla in dialetto lombardo e capisco solo due parole su venti ma faccio comunque ‘si’ con la testa e mi ripete stavolta in italiano che alla sua età è dura cambiare e che la vita è cosi che c’è chi resta e chi va come suo marito e come andrà andrà e poi chiede di me del lavoro e di mia madre…non so perché mi chiede sempre di mia madre.

Fatto sta che un giorno, vado ad allenarmi ma sono incazzato, piove pure e io sto li con cappuccio e rabbia e mani che si stringono, volume che perfora i timpani, salti che distruggono le ginocchia e manco mi importa perché voglio che il male si senta più della rabbia e che i denti si stringano per la fatica e non per i pensieri e sto li, sotto il portico, a sudare come un maiale e a sfogarmi e vedo la tapparella che si alza e la vecchina che si affaccia alla finestra…la noto con la coda dell’occhio e mi chiama, fa gesti…mi saluta.

Io però la ignoro, ho il cappuccio e faccio finta di non vedere, mi giro, inizio a correre tra piazze e scale sfuggendole alla vista stando sotto piante e archi e infilandomi per il resto della serata nell’altra piazza, quella grande, quella in cui non mi caga nessuno.

Poi torno a casa…e i giorni dopo ultimi impegni, lavori da finire, serate finali, parto, Sardegna per un mese e più, al ritorno subito malato e subito altri impegni e mi faccio male, mi alleno a casa, mi alleno con altre persone in altri posti, poi non mi alleno e basta per due mesi, ricomincio, autunno e influenze, altri dolori ed eccoci qui, che riprendo sperando in un po’ di tregua…e sono già tre giorni che passo nella piazzetta e vedo la tapparella giù e le luci spente e ci penso…sapete a cosa…che forse è morta, che a quell’età pure malconci può succedere che come dice lei c’è chi va e c’è chi resta e mi dispiace perché ripenso a quel giorno che non dovevo ignorarla ma fermarmi e parlarle, che la rabbia se vuoi con la testa la controlli e non lasci che sia lei a controllare te, che il rispetto per gli altri e le gentilezze fanno parte di te e non si dimenticano per una giornata storta.

E adesso sono qui, che faccio un po’ di esercizi e c’è freddo e il vento e la pioggia e la mente sgombra e controllata, il volume a 24 e la felpa di superman quasi zuppa quando quella luce si accende e la tapparella si alza. Sbuca la testa della vecchina ma non guarda me…solo fuori, nemmeno mi ha notato dietro gli alberi tutto incappucciato…sta li e guarda la piazza, il vento la pioggia e il buio con i suoi pensieri e io mi dico che potrei pure starmene qua dietro a farmi i cazzi miei ma poi vado verso il centro della piazza, dove può vedermi anche se so già che mi parlerà del bacino e del dottore e dei nipoti e del marito e delle scelte e mi chiederà di mia madre, come ogni volta ma si…che importa, mi tolgo il cappuccio, faccio quattro passi verso il centro e alzo un po’ la voce.

“Salve come va?”

261° giorno – Nebbia di un giorno in cui nasco di nuovo

Di solito non penso e non scrivo la mattina…i pensieri e i sogni della notte sono ancora mischiati e confusi e i vari sistemi di controllo fanno partire tutti quei piccoli programmini che si chiamano ansie, paure e sogni nel cassetto…ma ‘di solito’ appunto…è che oggi sono uscito senza gli auricolari che hanno il compito di distrarmi dal riavvio del ‘Me Stesso’ mentre gli occhi si concentrano sui piedi e la strada umida che sta sotto nei 400 metri che mi separano dalla mia sedia monca e i colleghi e il lavoro di un nuovo giorno.

Guardavo Masterchef ieri, c’era un concorrente anziano che si giustificava di un piatto non al massimo e prestazioni non all’altezza “Oggi sono nato strano” dice…era più o meno una frase del genere.

“Tu nasci ogni giorno?” gli chiede Joe

“Si…io nasco ogni giorno” risponde fiero il vecchio.

Io trovo che sia una frase di una bellezza straordinaria…magari frutto di un errore che forse ha sbagliato a parlare per poi stare al gioco non so, nemmeno importa…è una frase o meglio, un concetto bellissimo…davvero più adatto ad un vecchio forse, con ancora tanta passione ma relativamente pochi giorni davanti…rinascere ogni giorno, sapere che oggi può essere il giorno giusto o quello più sbagliato della tua vita.
Ho passato tanti anni di gioventù a non combinare relativamente nulla, una specie di bella addormentata ma brutta e con la barba…se sommassi i giorni unici di cui ho ricordi vividi di vita vissuta seriamente negli ultimi anni ne risulterebbe una sommatoria proprio bassa e alle tre cifre di certo non ci arrivo…quando le ore sono uguali l’una con l’altra, fossero anche milioni è come moltiplicare per zero, non son servite a nulla ed è il rimpianto che mi affligge di più perché ero…sono…stupido e non pensavo…penso…al tempo che non torna più indietro ed è da li che si genera tutta la malinconia di cui ho serbatoi e cisterne cosi ricolme che ogni goccia nuova fa traboccare quella melassa densa dai toni sepia.

“Facciamo finta di credere a questa magia del nasco ogni giorno” mi dico, mentre la nebbia consuma le luci e le case e le macchine parcheggiate e ci sono solo io che cammino in un paese morto…”mi sveglio…a colazione mangio anche un pezzo di cioccolato alle nocciole…il cioccolato mette allegria…non dovrei farlo ma potrei smaltirlo a lavoro…potrei fare venti volte le scale come obiettivo…non l’ho mai fatto…a pranzo cucino qualcosa di veloce invece di arrangiarmi come al solito…ho la casa piena di libri di cucina e non ho mai combinato nulla…e poi a lavoro ci torno facendo un’altra strada…potrei sbirciare dentro quella nuova ditta che han costruito affianco ai nostri vicini e acerrimi nemici…manco so cosa fanno…poi vabbé…Il lavoro è il lavoro…non si scappa…ma il pomeriggio dura poco e scivola via…pensavo di tornare a casa e riposarmi un po’ e allenarmi per poi farmi una doccia e guardarmi un film…ma potrei tirare fuori subito il sacco da boxe finché c’è ancora un filo di luce e allenarmi senza perdere un’ora sopra un letto…mangiare qualcosina…chiamare un amico e proporgli di andare al Twiggy che oggi c’è una specie di cover band del Boss…si beve qualcosa…si fanno due chiacchiere…si torna a casa a riposare e domani si rinasce di nuovo…forse la nebbia se ne sarà andata o forse rimarrà sulle strade come oggi…potrei fare foto…chiedere in prestito l’ennesima volta il cavalletto da Mirko…prendere un treno e andare a scattare a Como…chiamare Antonio che non lo sento da un po’…andare dalla mia barista Polacca…iniziare ad imparare un’altra lingua che ho la fissa del russo da un po’ di tempo…la sera fare un salto al corso di fotografia di Marco…buttarci dentro due parole finché le luci del locale non si spengono…riabbracciare il cuscino…lenzuola come placenta…chiudere gli occhi e aspettare una nuova rinascita e un nuovo giorno…”

Sapete che c’è…di solito son giochetti e discorsi che tutti noi ci facciamo spesso, in testa suonano come Mozart. Un mio amico una volta mi disse “oggi ho fatto una riunione con me stesso” e lui quando di solito partecipe a questi discorsi tra sé e sé prende sempre grosse decisioni, finali, risolutive, dolorose. La mia voce invece parla in continuazione ed è un po’ come essere sposati, non mi do molto ascolto…mi sono deluso cosi tante volte…sono andato contro le mie imposizioni pure vergognandomi, che non mi prendo più nemmeno sul serio…è come quando a trent’anni tua madre ti sgrida, entra da una parte ed esce dall’altra, nemmeno l’hai ascoltata alla fine anche se ti ferisce comunque il fatto che ce l’abbia con te. Però, forse per me ancora non esistono ferite abbastanza dolorose da farmi capire quando cambiare passo serve per forza, quando il crederci a parole non basta più…nonostante il mio impegno nel vivere davvero il più che posso, e vi giuro che ci sto davvero provando, sono ancora ben lontano dal rinascere…sembra che la pigrizia e quei barili di malinconia, quel corpo imperfetto e insicuro remino contro tutto il bene che posso farmi nel credere nei concetti, nelle belle frasi e nelle idee, nelle riunioni con me stesso e le parole urlate negli specchi.

E’ molto stupido questo guscio esterno malandato, questa macchina in manutenzione perenne e la volontà è pure una gran una troia lasciatemelo dire…ti prende e ti lascia in continuazione…e poi, l’ho sempre saputo che quello più intelligente dei due ‘me’ sta dentro il cranio e la convivenza è difficile quando credi che abbia quasi sempre ragione anche se il dubbio, prima di addormentarmi, rimane sempre…parla tanto quello lì, forse troppo…non mi lascia in pace un attimo.

E se fosse lui il problema?

243° giorno – Silenzio

Ero nella parte più profonda di una caverna quando ho sperimentato il buio e il silenzio più assoluto per la prima volta. Abbiamo spento le luci, seduti su un pezzo di roccia gelida e sentivo il sangue muoversi nelle vene. Il nero e il silenzio riempono…riempono perchè sono cose a cui non siamo abituati quindi non è ‘nulla’ o ‘assenza’ ma sensazioni nuove che si infilano nella mente…il nero cosi assoluto che sembra quasi fisico, il silenzio che rende le orecchie ovattate e rumori minimi che non avevi mai sentito come il battito, il tuo cuore, il tuo ‘Tum-Tum’ nelle orecchie…non è piacevole…preferisco avere il rumore, quando devo concentrarmi, pensare, tentare di dormire…una macchina che passa, ronzii sommessi di macchinari per purificare-riscaldare-raffreddare aria…dio quanto dormo bene nelle cabine delle navi e il suono del condizionatore…o le estati con il ciclico fruscio del ventilatore…il brusio di un soffione che rilascia acqua ad alta pressione nella mia vasca preferita…un po’ più in alto…un po’ più in basso come un’astronave in partenza o che sta spegnendo i motori…e la luce poi…i fari delle auto, la luce che si infrange nelle persiane e le lame ambra sul soffitto di casa…sempre sognato di una camera d’albergo con i neon fuori e lampi verdi e rossi sulle pareti e sugli specchi.

Ieri non riuscivo a prendere sonno. Ero da basso…non ci dormo mai…e c’era silenzio…la lavatrice era spenta, spine, ciabatte, attacchi…tutti staccati…nessun fruscio elettrico-elettronico…sono stato sveglio ore fissando il gioco di ombre delle lampade che reagivano alla debole luce dei lampioni del giardino, finchè non si sono spenti, poi troppo buio e troppo silenzio. Stamattina, senza dire nulla, ho attaccato il frigorifero. Dentro non c’è nulla…quindi totale spreco di watt, volts, energia e petrolio ma almeno stanotte, avrò un brusio amico nella testa.