Chiave di svolta

La chiave si spezza come fosse burro. Infilo e giro come faccio da diecimila giorni…chissà quante volte ogni ventiquattrore…e due terzi di quei cinque centimetri scarsi che rimangono dentro la serratura.
Non dovrebbe significare nulla…non dovrebbe…e non credo nemmeno a destinoeventiscrittisimbologiesegnali divinidaisignificatidecifrabilisolotramitetabelleastrali…deciso tempo fa, non cedere a questo circo di predeterminazione senza via di scampo, tutto per andare contro quei momenti in cui vorresti maledire pianeti e dei del passato che pare ce la stiano mettendo tutta per impedirti di raggiungere quello che vuoi.

Ma all’universo non frega un cazzo di te, in questo credo adesso.

Però oggi, inserivo quella chiave dopo una mattina di decisioni personali e confronti costruttivi con quel Me Stesso “semper” causa di tutte le scelte sbagliate della mia esistenza e di un paio giuste…ed ero li, e pensavo ad una precisa situazione…in cui io forse lascio perdere e abbandono una strada che non “Sa da fare” per adesso o forse per sempre, forse per il bene mio e degli altri, forse per la pace e la felicità di qualcun altro, forse per sonni piu leggeri e un illusorio nuovo mondo di opportunità sempre rimaste dietro l’ombra e la nebbia di un sogno sfocato…forse perché è semplicemente giusto cosi e non c’è spazio per distruggere e ricostruire e rischiare. Forse perché, come al solito, ragiono in “forse” e non riesco mai…mai, a capire cosa sia giusto o sbagliato.

E la chiave si spezza tra lo scontro dei pensieri e dei forse. Si spezza come se fosse burro. Infilata e girata come faccio da diecimila giorni, tre-quattro volte ogni ventiquattrore e tre centimetri di acciaio solido che rimangono dentro la serratura.

Non credo nei segni divini però, penso…se si spezza l’acciaio perché non IO? Perchè provare sempre ad essere flessibile senza mai decidere, tagliare fuori, chiudere porte, scegliere fra bianco o nero…accomodante, con il piede in due scarpe, malleabile, remissivo…debole.

Non credo nei segni divini però, penso…dovrei fare una scelta definitiva senza vivere di sogni e film immaginari con happy ending, spezzarmi almeno una volta.

Sbuffo.

Oggi c’è davvero caldo. Entro nel buio della casa chiusa, prendo la borsa, esco di nuovo.

Lascio le chiavi sul letto. Qualcuno mi aprirà poi…spero.

Svantaggi delle cucine ad induzione.

Sono di là con l’intenzione di prepararmi camomilla e miele…non esattamente il cocktail superalcolico di una domenica sera da weekend lungo…non esattamente un idilliaco scenario di gente che esce e socializza ma d’altronde, ho appena chiuso la finestra…fuori lampeggiano fuochi d’artificio e luci e bum bum mi danno noia. Estrema.

Pentolino e acqua…vado a prendere l’ accendino infilato come al solito in un recipiente da artigiano del pesto buttato li in un angolo e urto il metallico scrigno del caffe avanzato, quello che se ne sta li in attesa dell’ennesima tazza di latte della mia vita. Il caffe allaga tutto il piano plastico bianco, entra nelle fessure…schizza sulla mia maglietta pulita e post-doccia…si riversa sul piano cottura disegnando forme geometriche.

Spengo fuoco e sposto pentolino con acqua semibollente. Rimuovo griglia, prendo spugna. Assorbo caffè…sciacquo…strizzo…riassorbo e pulisco per minuti senza dire una parola.

Non mi arrabbio più…prima lo facevo adesso invece…è un po’ si…che non mi arrabbio e non faccio polemica e non vado contro persone decisioni arroganze ingiustizie scelte conportamenti di cartone e non va bene…io con la rabbia ci ho sempre fatto le cose…il potere del telofacciovedereiochecazzofaccioequantovalgo. Qua…che strizzo e pulisco come una massaia…con “Lo Squalo” in stop nell’altra stanza perché i film nuovi li scarico abusivamente ma non li guardo…camomilla e miele e dolori qui e la…un po’ pure sulla schiena…mentre fuori la gente canta e beve e spara fuori d’artificio.

Dovrei tornare ad incazzarmi. Ad amare decentemente qualcuno pure…ma incazzarmi dovrebbe essere più facile , prima, come inizio. Almeno questo l’ho capito.

Pensare che con delle piastre ad induzione, a questa verità non ci sarei arrivato.