343° giorno – Temporeggio

Salto dei giorni ultimamente…e non credo ve ne accorgiate. Finisco la giornata che sono svuotato di energie…pensieri, persone, cose…scrivere diventa dura anche se avrei un sacco di cose da dire…ma non so come scriverle per bene…con creatività e piglio…con fantasia. Ho deciso di imparare nuove lingue ed imparare a guardare le stelle. Vi dicevo del russo…che amo il suo suono ed ho deciso di impararlo. Vi dicevo che amo lo spazio ed ho deciso di osservarlo.

Ho temporeggiato un sacco di volte per un sacco di cose, ma ho deciso che devo agire…perché non fare quello che amo fare visto che posso?

Basta capire che non stai sottraendo del tempo…lo stai solo usando come si deve.

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342° giorno – Sogno dolce

Lo incontro in sogno, il mio guru…so che fa il prete anche se al momento è un barman in camicia bianca in un locale tutto bianco…ha la faccia di uno che mi sta sul culo nella vita reale e che nemmeno conosco di persona…ma ho le mie ragioni fidatevi…solo che è invecchiato…ha i capelli brizzolati adesso. Io invece, sono sempre uguale.

E’ li che asciuga un bicchiere mentre mi dice frasi importanti

“Ma che te ne frega dico io” dice lui

Ed ha ragione, dico io…anche se a dirla tutta, diciamolo, non ricordo esattamente di che si stia parlando c’è da dire,immagino delle solite cose umane come amore, fortuna e soldi…ma mi sveglio carico.
Ricordo anche che stavo con una ragazza, piccola, capelli rossi e corti…mi parlava della sua vicina di casa imbranata…e ridevamo e stavo bene…guidavo…che io nei sogni non guido mai…e parlavamo e ridevamo e io credevo di essere innamorato, il tunnel in cui eravamo, in macchina, non finiva mai, le luci quelle che sgusciano come anguille sulla carrozzeria e il “vram vram” costante e melodico, bagliori ambra ritmici sul suo viso e ci sorridevamo e durava una vita quello scambio di sguardi…non guardavo la strada…non mi importava.

Un sogno dolce.

340° giorno – Trattienilo #2

É come una scintilla…rallenta…rallenta…rallenta…finché la fiamma quasi non si ferma…concentrati concentrati concentrati su quel fremito di rabbia…sulle nocche bianche…sul nervoso che entra nella pelle…su quel calore che sale…trattienilo trattienilo trattienilo quel bagliore di determinazione…quel discorso mentale cosi netto e chiaro…le parole incise a fuoco da quella scintilla…una luce cosi netta nel buio della confusione…trattienilo trattienilo trattienilo e usalo usalo usalo…

339° giorno – Malessere

Sarà che in corpo ho solo M&N’s e coca cola e negli occhi ancora tizi che si sparano tra i neon di new York…ma tutto diventa roboante e intollerabile per il mio mal di testa crescente…sento qualcosa che cova li dentro…li da basso nella pancia…e tempo che sia tutto per quella giacca aperta e t-shirt che dopo allenamento e doccia avevo caldo e quindi in giro come se fosse primavera ma con quattro gradi e pure al twiggy…caldo e poi nel freddo delle strade e ora che guido mi fa male la macchina da guidatore che credo che fisicamente non possa nemmeno succedere…forse allora é altro…chissà cosa…ma mia sorella ha la febbre e io un piccolo timore, lo ammetto…ce l’ho.

338° giorno – Confusione

“A fianco a quello seduto da solo in terza fila partendo dall’alto…tre posti a destra…”

Che se in un cinema ti fanno vedere un monitor in cui ogni posto ha una lettera ed un numero, io penso sia normale dire “fila F posti 6…7…8” ad esempio….ed invece no, gli rispondi cosi con quella che ti manda a quel paese mentalmente, che si vede dallo sguardo assassino. In questo piccolo lasso spazio-temporale, una frattura dimensionale ubicata nel cinema, proprio di fronte a me, praticità e logica sono entità aliene e a quel punto è normale tutto…puoi giocare a battaglia navale e dire “colpisco quel punto li…un po’ a destra in su scendendo dalla diagonale a 30 gradi” sperando di aver azzeccato il sommergibile.

“L’ho beccato?”
“Ma di cosa stai parlando?”

Che se tutti facessero cosi e il mondo girasse come nella testa di certe persone i treni per Milano partirebbero verso le 17 ma magari anche un’ora prima e forse si fermano a Novara. Che ordinando una pizza ti portano un calzone vegetale ricoperto di miele che tanto era li vicino alla quattro stagioni nella lista…che sarà mai…stessa roba no?

No.

Per carità…sono sempre abbastanza fan del “più o meno”…dell’andare vicino a tentoni…ma li si parla di rischi…di roba grossa…di non avere le conoscenza o la visione generale….non una fila di numeri e lettere. Parlavo con un’amica l’altro giorno…lei con le divisioni va a tentoni…non usa schemi e procedure…spara moltiplicazioni a caso finche non si avvicina piu o meno al numero giusto…e io sinceramente pensavo mi pigliasse per il culo.

Invece no.

E a volte ci penso…che fai un discorso logico per filo e per segno che sembra cosi naturale capire la perfezione di quell’idea e ti rispondono con un “ma a me non me ne frega un cazzo” che in automatico ti si sganciano gomiti ginocchia e malleoli…e pure le palle si uniscono al resto delle biglie.

Forse è perché siamo tutti troppo governati dalle emozioni…diventiamo dei cretini…e non mi tiro fuori dall’equazione…io di puttanate ne faccio a ripetizione.

Ci abbiamo provato con la matematica e i numeri e le leggi e la morale e le regole e gli schemi e le cose che si incastrano per bene ma nulla…siamo come i bambini…quelli piccoli…quelli che tentano di infilare la formina del triangolo nel pentagono…che forse forse lo sanno che li dentro quel cazzo di triangolo non ci potrà mai entrare ma….

…se spingono un pochino…magari…

337° giorno – Odore di frittata

Piantine davanti, quelle di carta…niente a che vedere con bonsai o marjiuana abusiva…e vedo simboli strani come lingue cuneiformi babilonesi, segni, X del tesoro, luoghi occulti dai nomi altisonanti…”UFFICIO VENDITE”…”PIANO PRIMO”…”SPOGLIATOIO”…schermo anti-riflettente, la luce del sole di una giornata al termine che sparisce dietro un molto poco poetico muro prefabbricato grigio sporco…altro che il bel paesaggio dietro…quanto vorrei che tutto fosse raso al suolo fino alla montagna dopo anche se è comunque uno scenario che mi rimane di spalle…si…finestre da tutti i lati mi renderebbero più felice…su una torre, un campanile, con il vento che soffia forte e oscillazioni e il sole e la città laggiù in basso e omini come un formicaio che tanto mi ricorda Berlino la cosa, la torre della TV, macchine-micromachines, omini-formichine….tutto piccolo piccolo e io il gigante insieme agli altri giganti, turisti ciccioni tedeschi, giapponesi minuti, altri italiani dai capelli improbabili…tutti assieme, li, nella torre del potere a prendere in giro le formiche…ah…manie di grandezza, pensieri, che domani è un giorno importante…sono sereno però…molto…sarà che non mi preparo mai un piano di attacco, istinto, dire quello che pensi, vestirti senza un codice estetico-etico adatto…se sono in frac e tu in jeans ‘cazzotene’ dico io…sarà ben più importante non farsi vedere come un cane spaurito messo in un angolo dai signorotti e re del mondo…devo ricordarmi però, di prendere tutto, schema mentale alterato tetris per mettere in macchina il necessario…scaletta dei tempi in modo da infilare in un solo pomeriggio quanto più possibile materiale accatastato di umani cose luoghi da vedere conoscere visitare evadere, tirare fili, discorsi, entusiasmo.

Basta non iniziare con gli “E se…”
Basta non iniziare con “Ma se…”
Basta non iniziare con “Vedrai che…”

E tutto andrà liscio…i problemi li creiamo noi per non poterli risolvere e allora basta problemi…più valore alle cose stupide come le forme delle nuvole o il bip delle macchina quando scende la temperatura a 4 gradi o l’odore di frittata quando entri in casa o quando lei oggi mi fa “mi piaci come sei…forse però dovresti sorridere di più”…che tu pensi di sorridere ma in realtà non lo fai mai abbastanza…metti i pensieri a trainare la faccia e non va bene….meglio metterci le cose buffe li davanti…e le forme delle nuvole e l’odore di frittata. Tipo.

336° giorno – Canditi

Che anche se c’è scritto ‘senza canditi’, l’uvetta ce la mettono sempre e non riesco a non essere un po’ deluso da quegli ultimi rimasugli di panettone nel sacchetto…che secondo me è normale che se non ti piacciono i canditi forse forse pure l’uvetta ti fa schifo e sarebbe meglio dico, togliere ‘tutto’ del tutto senza nemmeno stare a stravolgere ricette con glasse e cioccolato e mandorle dolci o altre cose. Dico.

Finisco i cereali, mi lavo, mi do un occhiata…sono dimagrito ma mi sembro sempre uguale, magari è cosi che funziona il cervello…sei cosi abituato a vedere la tua immagine che non ti rendi conto dei cambiamenti che anche ieri, a Milano,lei mi dice…

“Ma sei dimagrito? E cos’è sta giacca blu?”

Ah si, ho una giacca blu adesso. Una di quelle cangianti quando la luce cambia, doppio cambiamento. Mi son detto che un po’ di colore sta sempre bene e se ci sono saldi sulle giacche blu si dice che porti un gran male non comprarle…si dice. Ce l’avevo su ieri…ed ero anche un po’ scomodo per via della borsa della macchina fotografica…mi ero detto “non portarla…” ma poi alla fine la porto comunque che “metti di trovare qualcosa che vuoi assolutamente fotografare e poi non hai la macchina e ti incazzi per non averla portata” anche se poi, non l’ho tirata fuori nemmeno mezza volta…un classico. E appunto, ce l’avevo su ieri…la giacca blu cangiante…e teneva un gran caldo alla testa per via del pelo che è la prima volta che sperimento cosa voglia dire una testa davvero al caldo d’inverno.

Bella sensazione.

E sono li con lei…si va in giro, un po’ per negozi, un po’ seduti di fianco a balordi in concerto mangiando patatine olandesi e si parla di ‘cose’ come al solito…che è il Gennaio dei cambiamenti per entrambi e ci sono le preoccupazioni piccole e grandi e gli amori persi e cose belle da fare e posti da vedere.

Mi abbraccia.

“Allora ci vediamo domenica…vengo da te…e potremmo andare all’Alcatraz a ballare in questi giorni…ti va?”

“Perchè no?” rispondo

La saluto mentre il tram la porta in un altra parte di città. Io rimetto le cuffie con la stessa canzone che ascolto in repeat da tutto il giorno…le svuoto io, le canzoni…imparo testi e melodie a memoria…ricordo l’ordine preciso dei brani che si susseguono nelle playlist…assorbo e assorbo finché quelle musiche non hanno più nulla da darmi, un po’ come un amante stronzo…e voi, ce l’avete una colonna sonora della vostra vita? Penso sia importante averne una…canzoni diverse per ogni incontro o momento…o periodo…o relazione…importante come avere le persone giuste accanto, le amicizie, le passioni, la curiosità…danno più gusto alla vita, come se fosse un film, una sceneggiatura in perenne evoluzione.

Forse ora ho capito perché ci mettono i canditi, nel panettone.

 

335° giorno – Sonno

La stanchezza mi é arrivata di colpo…non mi muovo piu di casa stasera. Strano quando le energie ti lasciano all’improvviso e pensi solo al letto che ti aspetta…non mi capita spesso. Questo weekend mi ha svuotato…avvisaglie in treno quando un bambino vivace mi gioca addosso manco fossi un parco giochi e io che nemmeno me ne accorgo…quasi appisolato. Tante nuove conoscenze…altre che diventano più profonde…e domani si riinizia. Sarò sincero…sono un po’ distaccato dal lavoro…ho avuto due proposte su altre cose e i miei pensieri vanno solo li adesso…sono governato dalla passione…devo sentire l’energia di un’idea, di un amore, di un’ambizione per dare il meglio altrimenti tutto si trasforma in noia, torpore, sonno.

334° giorno – Analisi

Torpore, lo sguardo attraversa la materia, lo schermo, si infrange sul muro, spugnato, azzurro, altre tre pareti bianche, soffitto ombreggiato e tagliato da lame, plafoniera opacizzata lampadina 60W colore giallo, fitta sotto le gambe, glutei…ancora in recupero, troppi passi oggi, troppe persone viste e sentite.

Mi chiama un amico

“Sono alla pizzeria delle regole”
“Ovvero?”
“Che ci sono cartelli e regole dappertutto attaccate fuori dentro e in giro…Martedi e Giovedi solo farina di Kamut…la cucina chiude alle 20:30…non facciamo calzoni…non toccate la finestra”
“Che ansia”
“La proprietaria è una gran rompicoglioni”

Mi chiama perché gli ho proposto un mini on the road per l’Austria, fino ad Hallstatt…si discute…ci si racconta un po’ di storielle.

“Qua da me sono tutti alcolizzati…l’altra sera sta qua, che fa la figa sofisticata sopra la media…che te pensi che sia più intelligente e simpatica dell’individuo medio che vive in questo buco…ma anche lei si spara una bottiglia di rosso e poi mi chiede di avvicinarmi…”
“E tu?”
“Mi alzo e me ne vado…bisogna sempre avere la forza di capire quando è il momento di andarsene”

Lo saluto. Li sdraiato quell’ultima frase rimbomba…quando sono li tra me e me e penso alla vita, a volte ragiono sulle relazioni, sull’andarsene, sul tornare, sul capire. Spesso siamo trasportati solo dal bisogno…bisogno di avere qualcuno perché da soli non ci bastiamo. Altre volte stiamo con qualcuno solo perché ci fa sentire meglio o migliori…e quella è solo dipendenza. L’indice vero, rimane sempre e solo la felicità…se stai con qualcuno e sei felice allora è giusto lottare, altrimenti devi avere la forza di andartene…per non avere bisogno, per non essere dipendente, per essere te stesso.