350° giorno – 10 Minuti – #3

12:30…dieci minuti di pezzo…prima cosa che mi viene in mente…ieri notte, torno a casa che sono le due, vedo il bagliore che esce dai bordi della porta del bagno e aspetto 15 minuti buoni che chi è dentro esca e se ne torni a nanna, poi mi stufo, apro la porta, non c’è nessuno

“Scemo io” mi dico

E mi lavo i denti e vado a letto, attacco il cell. alla corr. cosi si ricar., cerco di addormentarmi per ricaricare anche la mia batteria per il ciclo produttivo di domani…non ne ho voglia…o penso di non aver voglia e mi passa anche la voglia di dormire, leggo messaggi in arretrato, controllo cose per il viaggio a Praga e per quello a Bolzano di sabato, penso che è quasi primavera ma fuori c’è un sacco di vento e io lo amo il vento ma questo è insidioso, diverso da quello che ti culla nelle colline sarde, diverso da quello che porta in giro semi e altre cose nutritive.

E’ infido.

12:36 adesso, il tempo stringe, ho una gran voglia di uscire a farmi un giro, troppo sole per tornare a lavoro ma gli impegni incombono…ci sono dei tedeschi in arrivo e altri clienti fastidiosi, la mole di lavoro è elevata ma non mi sento per nulla preoccupato, mi sento un po’ come quelli che guidano in macchina con lo sguardo fisso sull’asfalto di fronte e linee di sorpasso ritmate e ipnotiche e di fianco c’è un tizio\amico\parente o vagabondo raccattato sull’highway 125 che ti racconta dei problemi della sua vita ma te manco lo ascolti…e mica è menefreghismo eh…che se ascoltassi ti interesserebbe che tu si che sai ascoltare e capire e fare le domande giuste a volte…quando ti impegni.
E’ che non sei li, pensi ad altro…non sai bene nemmeno a che cosa, sai solo che sta da qualche parte in un nebuloso meandro della mente messo a fuoco tra retina e cornea e tutto quello che fai è meccanico e scivola via indolore.
Non è male, sembra di sentirsi parte di uno schema superiore, come se tutto fosse una routine noiosa del tipo Cape Canaveral…quelle frasi e schiacciamento di bottoni e numeri pronunciati e sigle e chiamate al telefono e poi countdown.

10…9…8…

Che li si che è importante

…7…6…5…

Routine necessaria e vitale per il grande piano…

…4…3…2…1

Accensione.

12:40. Decollo via.

349° giorno – 10 minuti – #2

7:50, ci si riprova, dieci minuti per un pezzo che non so dove andrà a parare. Un po’ di crisi ieri…dieta ed allenamenti un po’ mi stanno togliendo energie, le endorfine non contrastano un granché tutto questo ma ci farò l’abitudine…sono determinato…anche se devo trovare altre energie per portare avanti il resto della mia vita, i progetti, i sogni, le ambizioni. L’altro giorno pensavo che forse sarebbe più facile una vita normale, lavoro sicuro, famiglia, magari in un bel posto che quando ti svegli hai delle colline verdi davanti ma la realtà è che c’è da dare il meglio con quello che si ha…non si scappa.

7:53…in realtà però…percepisco cose che non vanno…che non funzionano. Viaggio sempre, ad esempio…ma è vera volontà di scoprire qualcosa di nuovo o solo evasione da una gabbia sempre più stretta, muri che si chiudono attorno stringendosi, ossigeno che sparisce. Che non parlo nemmeno di pesce grande e stagno piccolo…parlo di pozzanghera melmosa in cui non si riesce a vedere bene, offuscato, sporco…come fai a sapere se stai andando dalla parte giusta?
Non posso ancora fare quel salto evolutivo, buttarmi fuori dal fango e capire che oltre le branchie ho anche i polmoni…ma non posso o non voglio? Abbiamo sempre dei blocchi attaccati che ci tirano a fondo, spesso.

Paure, paranoie…toccano anche a me anche se poi spesso…faccio la parte di quello che le vuole curare, quello con la luce in mano, nella nebbia.

“Ehy…vieni qui…dammi la mano”

Le nostre mani si stringono

“Ora ci penso io a te…”

Con la torcia illumino un sentiero…ci sono rovi intricati, tutto in tonalità di grigio, ma nessuna strada da illuminare.

Ma forse sono limitato io, forse ho davvero ragione…forse non importa avere una strada da seguire, un pensiero chiaro, un’idea precisa…forse basta solo una luce…anche se si finisce per vagare in tondo…ma sempre dentro quel cono di soffuso ambra.

Quando ripenso al passato poi, a volte me lo chiedo…cosa sarebbe stato, se mi avessi seguito.

8:00.

Adesso si lavora.

348° giorno – 10 minuti #1

Mancano dieci minuti alla pausa, 11:50, scrivo in un momento di tregua con il lavoro e con me stesso, le mie crisi, i miei pensieri, i miei ben poco educativi schemi mentali. Un pezzo di dieci minuti, sperimentazione e improvvisazione, che inizi a scrivere quasi per caso. Per cosa poi…

Oggi c’è il sole. Tipo che sembra quasi primavera, che quando uscivo dalla porticina verde incastonata nel portone verde più grande e “piùtuttattorno” della mia ditta ero li che temevo il gelo sul volto e sulle mani e quasi adesso non c’è più quella sensazione. Il sole scalda, inizia a farlo…vero che siamo a Marzo, vero che tre giorni fa vedevo ginestre sbucare felici da colline verdeggianti, vero che le giornate sono più lunghe e i bambini giocano a calcio all’oratorio.

11:54, ne mancano sei…pausa eccessiva…se lo sapesserò i miei capi…non che cazzeggi in realtà…sono qua che attendo che un pezzo di silicio sbrighi faccende per conto mio, delego ad hardware e software e attendo risultati.

Io sono uno che attende poco…ci pensavo…istinto e passione, mai la pazienza di valutare serenamente…agisco e agisco…butto le fiches sul tavolo e dove vanno vanno. Dite che è poco saggio? A 31 anni?

11:57. Forse lo è…sono uno da ‘sennodipoi’. Lo odio il ‘sennodipoi’…quanto vado a ritroso io…anni e anni, vorrei mettere la lancetta indietro e tornare ad averne 14 ed avere calma in tutto. Calma in quel giorno di Novembre dentro la macchina, calma quella mattina d’estate di tanti anni fa. Calma tutte le volte che ho messo in gioco parti di me a cui tenevo.

E sono le 12:00….adesso. Vado a casa. Nutrimento. Di fretta…come sempre.