361° – La ragazza spagnola

Devo tirar fuori dell’energia da qualche parte, ne avrò bisogno, che mi sono ricordato di dover imparare un balletto per il matrimonio di un amico e nemmeno l’ho mai visto…figurarsi farlo. E poi con stasera arriverà del lavoro da fare di quello noioso quanto una puntura di zanzara sul sedere…raro ma capita…e per la mostra ancora la faccenda non è finita e io mi illudevo quando proclamavo che “dal primo giugno è una cazzo di discesa senza ostacoli fino al mare” no…per nulla…manco un po’…perchè ho più tempo per pensare e fare ed invece di staccare un attimo e riposare faccio il doppio…e ci sono le finali di NBA piazzate nelle ore notturne quando le persone normali dormono…la cosa non aiuta proprio e tipo che oggi son davvero cotto e debole nonostante tutto quello che di positivo mi ha portato il weekend tra una puntata a Verona con amici con in mezzo involontari cortei omofobi allucinanti, tortelloni di Ugo e tanti bei discorsi sani e una foto maratona ieri a Milano con mantellina militare e 3 metri di pioggia al secondo che avrebbero scoraggiato anche Noe Super Sayan.

Mi presento all’alba di domani a pezzi…con una ragazza spagnola energica da conquistare che Dio quanto è bella e occhiaie e testa spellata per il troppo sole preso nelle gite di questo Giugno…mi servirebbe una camera iperbarica ad alto contenuto di ossigeno, poter tornare a casa con il solo scopo di sdraiarmi e dormire ed invece, fra dieci minuti, comparirà ancora qualcuno con qualcosa da fare, l’ennesimo plico su una torre già infinita.

Oh…io adoro la mia vita sia chiaro…sono tornato ad adorarla con un click improvviso, una goccia che fa traboccare il vaso, un “basta” urlato finalmente in maniera convinta, dopo mesi persi dietro a qualcuno che ha deciso di prendere la sua vita, imbavagliarla, legarle mani e piedi e spingerla in un dirupo di incredibile noia e mediocrità, dirupo che stavo quasi per percorrere pure io, piano piano…strade che ti infilano dubbi sulla tua stessa sanità.

E’ che speravo in un rientro alla normalità più soft ecco…ma d’altronde devi prenderti quello che capita.

Vediamo di dormire stanotte…che domani dovrò anche ricordarmi di come si parla spagnolo.

Hasta pronto!

360° giorno – Le diable bat sa femme et marie sa fille

Piove grosse gocce pesanti, alto ritmo, macchie bagnate e odore di asfalto caldo che si raffredda, polvere e detriti, aria sporca mentre il sole continua a splendere, capire da dove arrivi la pioggia diventa un gioco in un cielo azzurro ciano che fa tanto estate, mare, bella giornata…entro in macchina, asfissiante atmosfera, disordine e casino, volante spellato, pannello porta senza colla con interiora a vista…ci vedo spugna, collante, tessuto appiccicoso e malattia. In francia dicono che il Diavolo picchi la moglie e ne sposi la figlia quando sole e pioggia si incrociano e le volpi ed altri animali si sposano tra di loro e lo capisci anche te che non capita spesso, che non capita mai, che quando capita qualcosa devi pure scrivere o pensare o fare andare storto o a fuoco, o devi salvare vite o prendere decisioni o anche un semplice gelato.

Gelato, melone e banana, che esco con Sorella da uno di quei negozi che con i loro nomi altisonanti sembrano la versione moderna e consumista degli dei di una volta…ciao ciao Zeus, Marte, Nettuno, Diana, Minerva, avete dato il massimo, vi ricorderemo tra un pugno di Pegasus ed un servizio sui guai economici della Grecia ma adesso c’è da lasciare il passo a Zara, Yamamay, Nike e Tezenis e le loro armature di stoffa multicolorate pocovestenti ultraprovocanti.

“Ogni volta la stessa storia…” dice sorella “…prendi un pantalone e la commessa ci prova sempre….’non è che vuoi anche una maglietta da abbinarci o un appartamento in centro?’ ”

Ha ragione sorella nulla da dire…ma è la legge del più forte, delle nuove divinità…che quelle vecchie almeno si accontentavano di ceste di fiori, vergini e agnelli sgozzati mentre adesso è tutta questione di lasciar giù mezzo stipendio, IBAN, codice PIN e pezzi di carta filigranati.

“Sto diventando povero…” dico

“Non avevo dubbi…” mi dice Sorella “forse forse che fai la bella vita un po’ troppo”

“Già…dovrei farmi un regalo per punirmi…”

…ed è cosi che alla fine si entra nell’ennesimo tempio pagano…niente armature e sete d’oriente ma pentolame coltelli e meridiane moderne a lancette di dubbio gusto sparse in giro…ci sono cornici argentate e figure-gufo utilizzate per ogni ragione, giuste o superflue…diventano ciotola o presina o ombrello o separa-uova o teiera di cristallo con zampe e occhi e becchi…inquietanti anche se piacciono, a me, i gufi. Siamo li che vaghiamo tra reliquie e cimeli, Sorella ha già trovato qualcosa per Madre mentre io ancora cerco illuminazioni personali…posto strano questo poi, che ogni volta per qualche motivo, ti vogliono fare credere che per motivi eccezionali ti vogliono regalare cose e farti pagare di meno…meno di un anno fa ricordo chiaramente cartelloni drammatici che parlavano di apocalisse e chiusura imminente, il cartello “E’ FINITA” stampatello rosso sangue…ricordo gente disperata che supplicava di comprargli un vassoio con il 70% di sconto e la mia teoria, nata spontaneamente, che sia tutta una mossa per farti pagare robaccia cinese al prezzo reale facendoti credere che si stiano svenando per te…che se potessero, un rene te lo regalerebbero pure se non ne avessero solo uno.

E provate a dire che mi sbaglio…guardo in alto e in basso…uno scaffale vuoto è agghindato con l’ennesimo proclamo divino che annuncia ricchezza e incredibili favori di fronte alla nuova, terribile, funesta disgrazia…”VENDITA STRAORDINARIA PER ALLAGAMENTO”…allagamento…

Allagamento.

Colpa di Nettuno?

fotor_(196)

359° giorno – Ti va di parlare?

Ho in testa mille discorsi che più o meno iniziano tutti uguali, significano la stessa cosa, finiscono simili…e proseguono verso un imbuto da qualche parte nel cervello…vengono tritati mentre dalla cima, dove c’è la luce, io già li ricreo, uguali simili speculari. Ieri sera i discorsi erano altri…avevo voglia di prendere carta e penna e scrivere, scriverti…ieri avevo in stomaco una pinta di birra quasi bevuta alla goccia che carburava allegria e tristezza dando alla serata un tono colore dramma, sbalzi di umore e temperatura, ombre che diventano amici e poi scompaiono quando perdi lo sguardo tra mille fratture…ieri sera come una fra le più strane della mia vita, una di quelle in cui sembra che tu abbia perso tutto anche se ti ritrovi con gli occhi ben aperti, finalmente, una di quelle in cui servirebbe il colpo di fortuna, illuminazione, dimostrazione che allora si, che esisti, destino.

Oggi è un po’ diverso da ieri sera strana…si rimugina…si fanno i conti, si fa la conta di quello che si è buttato, “We’ve taken what’s been given and we throw it all away” , un altro giorno in meno verso l’ultimo episodio, consapevolezze, una colazione saltata perché la birra ancora rimbalza nelle pareti “dentro”, telefono pieno di messaggi, quei lumicini che pian piano si riaccendono, siano maledetti, nell’idea che basterebbe una zona in penombra qualsiasi, un angolo di città in un giorno casuale, sguardi che si incrociano e…
“Ti va di parlare?”

358° giorno – Febbre al tramonto

20:02 che si legge uguale anche al contrario, sdraiato sul letto che al contrario invece si legge Ottel e quindi non é…non é…come si dice…palindromo? Non lo ricordo…febbricitante che sto a casa e mi sembra di buttare via il tempo che lo stare sdraiato é un piacere che amo davvero solo sotto il sole e il mare poco distante…che non ho voglia di quasi niente che sia intrattenimento o lavoro cartaceo o digitale e quasi mi sento preoccupato dalle prossime tre quattro ore di temporeggiamento spinto nell’attesa di un sonno che me lo sento, sarà travagliato e in apnea.

Odio sentirmi malato e con il respiro affannoso e le gambe che rispondono solo a tratti mentre il mondo fuori va avanti sotto il sole e senza di me e per una volta vorrei davvero che il tramonto arrivasse subito e con esso il silenzio dei cani e magari pioggia e il suo rumore e quel breve momento in cui poi perdi coscienza che nemmeno te ne accorgi.

Magari.