353° giorno – Nostalgia

E sorella che guarda fuori lampi arancioni lontani e senza tuoni mentre io vago nel caldo attraverso porte chiuse nel buio della casa che i riflessi della televisione illuminano i bordi e allora sai, ecco, se hai del legno davanti o aria nera…e torno e sorella ancora li a guardare natura e non so come o perché o come mai ma subito, cosi, dal nulla, mi ricordo dell’odore della nostalgia…pomeriggi quasi sera primaverili di dieci quasi venti anni fa e l’odore di birra assieme a quello del cioccolato assieme all’ossigeno del mio paese…una scrivania che dava verso la finestra piena di fogli di disegni…una lampada che diventava incandescente e io che ci bruciavo sopra pezzi di nastro che si accartocciavano e si attaccavano al vetro e i camini che cominciavano a sbuffare…luci di case…imbrunire…mix di odori…e io adesso…chissà da quanto, che non guardo fuori mentre il cielo cambia. Chissà da quanto.

352° giorno – Cose

Pensavo, alle cose. Alle cose che si aggiustano…alle cose che si aggiustano da sole. Ho una spia…sulla macchina…una sigla che si illumina minacciosa di arancione e l’auto in pratica non va, sobbalza, rantola. Muore. E capita che poi, quando la riaccendo per scappare nella mia ora di libertà…quella si spegne e tutto va alla perfezione. Non é successo nulla.

E l’ancestrale portone di casa poi, quello dopo il cancello…e i suoi periodi bui in cui la serratura non scatta per motivi oscuri e nell’indifferenza di tutti gli abitanti, riprende a funzionare come se nulla fosse…cosi da quarant’anni. Che bello sarebbe si…che anche per le persone fosse cosi…che otto ore di sonno cancellassero difetti e ricordi e di colpo tornassimo a funzionare davvero…senza più avere nulla di rotto lì…di dentro.

350° giorno – 10 Minuti – #3

12:30…dieci minuti di pezzo…prima cosa che mi viene in mente…ieri notte, torno a casa che sono le due, vedo il bagliore che esce dai bordi della porta del bagno e aspetto 15 minuti buoni che chi è dentro esca e se ne torni a nanna, poi mi stufo, apro la porta, non c’è nessuno

“Scemo io” mi dico

E mi lavo i denti e vado a letto, attacco il cell. alla corr. cosi si ricar., cerco di addormentarmi per ricaricare anche la mia batteria per il ciclo produttivo di domani…non ne ho voglia…o penso di non aver voglia e mi passa anche la voglia di dormire, leggo messaggi in arretrato, controllo cose per il viaggio a Praga e per quello a Bolzano di sabato, penso che è quasi primavera ma fuori c’è un sacco di vento e io lo amo il vento ma questo è insidioso, diverso da quello che ti culla nelle colline sarde, diverso da quello che porta in giro semi e altre cose nutritive.

E’ infido.

12:36 adesso, il tempo stringe, ho una gran voglia di uscire a farmi un giro, troppo sole per tornare a lavoro ma gli impegni incombono…ci sono dei tedeschi in arrivo e altri clienti fastidiosi, la mole di lavoro è elevata ma non mi sento per nulla preoccupato, mi sento un po’ come quelli che guidano in macchina con lo sguardo fisso sull’asfalto di fronte e linee di sorpasso ritmate e ipnotiche e di fianco c’è un tizio\amico\parente o vagabondo raccattato sull’highway 125 che ti racconta dei problemi della sua vita ma te manco lo ascolti…e mica è menefreghismo eh…che se ascoltassi ti interesserebbe che tu si che sai ascoltare e capire e fare le domande giuste a volte…quando ti impegni.
E’ che non sei li, pensi ad altro…non sai bene nemmeno a che cosa, sai solo che sta da qualche parte in un nebuloso meandro della mente messo a fuoco tra retina e cornea e tutto quello che fai è meccanico e scivola via indolore.
Non è male, sembra di sentirsi parte di uno schema superiore, come se tutto fosse una routine noiosa del tipo Cape Canaveral…quelle frasi e schiacciamento di bottoni e numeri pronunciati e sigle e chiamate al telefono e poi countdown.

10…9…8…

Che li si che è importante

…7…6…5…

Routine necessaria e vitale per il grande piano…

…4…3…2…1

Accensione.

12:40. Decollo via.

349° giorno – 10 minuti – #2

7:50, ci si riprova, dieci minuti per un pezzo che non so dove andrà a parare. Un po’ di crisi ieri…dieta ed allenamenti un po’ mi stanno togliendo energie, le endorfine non contrastano un granché tutto questo ma ci farò l’abitudine…sono determinato…anche se devo trovare altre energie per portare avanti il resto della mia vita, i progetti, i sogni, le ambizioni. L’altro giorno pensavo che forse sarebbe più facile una vita normale, lavoro sicuro, famiglia, magari in un bel posto che quando ti svegli hai delle colline verdi davanti ma la realtà è che c’è da dare il meglio con quello che si ha…non si scappa.

7:53…in realtà però…percepisco cose che non vanno…che non funzionano. Viaggio sempre, ad esempio…ma è vera volontà di scoprire qualcosa di nuovo o solo evasione da una gabbia sempre più stretta, muri che si chiudono attorno stringendosi, ossigeno che sparisce. Che non parlo nemmeno di pesce grande e stagno piccolo…parlo di pozzanghera melmosa in cui non si riesce a vedere bene, offuscato, sporco…come fai a sapere se stai andando dalla parte giusta?
Non posso ancora fare quel salto evolutivo, buttarmi fuori dal fango e capire che oltre le branchie ho anche i polmoni…ma non posso o non voglio? Abbiamo sempre dei blocchi attaccati che ci tirano a fondo, spesso.

Paure, paranoie…toccano anche a me anche se poi spesso…faccio la parte di quello che le vuole curare, quello con la luce in mano, nella nebbia.

“Ehy…vieni qui…dammi la mano”

Le nostre mani si stringono

“Ora ci penso io a te…”

Con la torcia illumino un sentiero…ci sono rovi intricati, tutto in tonalità di grigio, ma nessuna strada da illuminare.

Ma forse sono limitato io, forse ho davvero ragione…forse non importa avere una strada da seguire, un pensiero chiaro, un’idea precisa…forse basta solo una luce…anche se si finisce per vagare in tondo…ma sempre dentro quel cono di soffuso ambra.

Quando ripenso al passato poi, a volte me lo chiedo…cosa sarebbe stato, se mi avessi seguito.

8:00.

Adesso si lavora.

348° giorno – 10 minuti #1

Mancano dieci minuti alla pausa, 11:50, scrivo in un momento di tregua con il lavoro e con me stesso, le mie crisi, i miei pensieri, i miei ben poco educativi schemi mentali. Un pezzo di dieci minuti, sperimentazione e improvvisazione, che inizi a scrivere quasi per caso. Per cosa poi…

Oggi c’è il sole. Tipo che sembra quasi primavera, che quando uscivo dalla porticina verde incastonata nel portone verde più grande e “piùtuttattorno” della mia ditta ero li che temevo il gelo sul volto e sulle mani e quasi adesso non c’è più quella sensazione. Il sole scalda, inizia a farlo…vero che siamo a Marzo, vero che tre giorni fa vedevo ginestre sbucare felici da colline verdeggianti, vero che le giornate sono più lunghe e i bambini giocano a calcio all’oratorio.

11:54, ne mancano sei…pausa eccessiva…se lo sapesserò i miei capi…non che cazzeggi in realtà…sono qua che attendo che un pezzo di silicio sbrighi faccende per conto mio, delego ad hardware e software e attendo risultati.

Io sono uno che attende poco…ci pensavo…istinto e passione, mai la pazienza di valutare serenamente…agisco e agisco…butto le fiches sul tavolo e dove vanno vanno. Dite che è poco saggio? A 31 anni?

11:57. Forse lo è…sono uno da ‘sennodipoi’. Lo odio il ‘sennodipoi’…quanto vado a ritroso io…anni e anni, vorrei mettere la lancetta indietro e tornare ad averne 14 ed avere calma in tutto. Calma in quel giorno di Novembre dentro la macchina, calma quella mattina d’estate di tanti anni fa. Calma tutte le volte che ho messo in gioco parti di me a cui tenevo.

E sono le 12:00….adesso. Vado a casa. Nutrimento. Di fretta…come sempre.

347° giorno – Il mare di mezzanotte

Voglio che quest’acqua calda rovente porti via il freddo dalle ossa, che spazzi il vento e la malinconia di questa giornata, sentita sulla pelle centimetro per centimetro.

“You’ve got to come home after a bad day and burn your skin from a shower. Then you’ve got to wash all your sheets until they smell of lemon detergent you bought for four dollars at the local grocery store.”

Stamattina scrivo ad un’amica…non ci sentivamo da un anno…avevamo litigato o discusso…entrambi avevamo torto o entrambi ragione…dopo un po’ ti scordi anche il perchè di certe cose.

“Ehy…facciamo pace”?”

Facciamo pace. Sono sempre per le cose belle, per le cose giuste…anche se sono pazzo, sanguigno, istintivo, casinista, stronzo. Però ho il cuore grande…ci sta dentro un sacco di roba nel mio cuore, anche quando lo riempo di rabbia o cose stupide…e non riesco a non voler le persone nella mia vita, se le voglio bene ed è per questo che soffro le distanze, i silenzi…essere vicini e cosi lontani allo stesso tempo.

Nel pomeriggio poi, torno nella città…il vento…le luci ambrate dei locali, entro in uno che mi piace tanto…di quelli che vuoi che sia il tuo preferito, di quelli che vuoi entrare conoscendo tutti, e le cameriere ti salutano, di quelli che vuoi vedere se c’è il “tuo” tavolo libero, quello vicino alla finestra, non troppo al centro, non troppo vicino alla porta…e mi piace questo posto…credo di amarmi di più qua dentro.

Prendo una tisana, c’è scritto “Equilibrio interiore” sopra…io spero solo che mi scaldi un po’ fuori e anche un po’ dentro.
Vorrei far amicizia con questo tipo strano che studia farmacologia e che si guarda in giro in continuazione, con quello che fa i ritratti ai presenti vicino alla porta, uscire e chiedere una sigaretta e fare due chiacchere con i ragazzi li fuori. Prendo un libro dalla borsa e leggo un pochino, mi guardo in giro, sorrido un po’ a caso quando partono dei discorsi improvvisati nel tavolo li vicino…parlando di sale operatorie che non vengono chiuse…che è roba sbagliata…che sto cui ci lavora dentro quell’ospedale ma mica fa l’infermiere o il medico…fa altro..e arrivano i medici con una gamba sotto il braccio staccata…

“Mi fanno impressione ste cose…mica le voglio vedere”

Sorrido. Bevo. Saluto. Ho bisogno di tornare a casa, togliermi questa pellicola addosso…ho bisogno di acqua, che sia un bagno caldo o il mare con la luna piena che mi culla…ho bisogno del mio elemento per rimanere da solo con me stesso.

E te, lo conosci il mare di mezzanotte? Cosi buio e caldo? Cosi spaventoso e intimo? Ti ci avrei portato…cosi…all’improvviso “andiamo a farci un bagno”…una breve corsa…il nero, la costa cosi chiara, la spiaggia che si vede appena.

346° giorno – Ipotesi

Parlavo con un mio vecchio amore prima…nemmeno troppo vecchio…nemmeno troppo amore…una di quelle persone con cui fantastichi quando ricompare nella tua vita a fasi alterne…e sono quasi relazioni platoniche basate su “se” e “ma” e cose che sarebbero potute succedere o magari avrebbero dovuto ma che per destino e scelte sono rimaste nel passato e che forse se un giorno si concretizzassero, tutto si distruggerebbe solo per capire che era bello perché non era reale come i sogni e qualche incubo. Una grande delusione magari…che finché rimane lontano e impossibile sai per certo che possa essere l’amore della tua vita e ci pensi e ci ripensi ma non ti dai mai una risposta…perché non vuoi perdere un altro sogno…alla domanda…

“Lo devo correre il rischio?”

345° giorno – Pensieri

Sarà che son vecchio ma mi alleno continuamente lo stesso e capita che invece di uscire me ne sto fisso a casa alla fine che conta pure che quella é a un concerto…e una sta via sulla neve e l’altro soffre il mal di denti e quando mi arriva il classico “siete in giro”di un amico dico no e mi dispiace…che dovevo essere a Milano a sentire leggere di tre pazzi russi ma ho i glutei che non stanno comodi manco sul letto…immaginate quindi su un sedile golf e poi su una seggiola di plastica. Riposo…ci provo. Ho i gomiti infiammati. Non riesco a trovare una posizione che non porti sonno. O pensieri. Penso a quando c’è il bambino che gioca col camion poi lo mette in un angolo e se glielo tocchi impazzisce e rivuole quel cazzo di camion. Penso che voglio un sorbetto a limone. Penso che dopo aver ricominciato a mangiare polenta e fave dopo i rifiuti giovanili dovrei riprovare anche con i cachi. Penso che mi serva un altro armadio per i vestiti o forse andare a vivere da solo…penso.

Ho sta voglia. Prima risolvo un po’ di cose in sospeso e poi ci penso.

Anzi…prima dormo.

344° giorno – Abbraccio

Mia madre mi abbraccia e dopo un po’…fa finta di svenire tipo e io la devo sorreggere…che é un gioco che si faceva fra di noi fin da quando io ero piccolo e lei quasi mi cadeva addosso da piccini mentre adesso, sono il doppio di lei, la tengo su mentre fa finta di cadere.

Quando non so cosa fare…e sono triste e pensieroso, come oggi, io vado e la abbraccio.

Poi, quando mi stacco…continuo a non sapere cosa fare…ma ci penso di meno.